Lex Booking: la proposta va nella giusta direzione
Dopo oltre tre anni di attesa, il Consiglio federale ha finalmente presentato oggi una proposta di attuazione per il divieto delle clausole di parità.
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Il Consiglio federale ha aperto oggi la procedura di consultazione sulla Lex Booking (per la modifica della legge federale contro la concorrenza sleale) adempiendo così finalmente al mandato del Parlamento. Questo apre la strada al divieto delle clausole di parità tariffaria tra le piattaforme di prenotazione online (OTA) e le aziende alberghiere. HotellerieSuisse accoglie con favore la proposta presentata, ma chiede chiarimenti.
Nel settembre 2017 il Parlamento ha approvato a stragrande maggioranza una mozione in tal senso del Consigliere agli Stati Pirmin Bischof (PPD/SO), che ha incaricato il Consiglio federale di legiferare sul divieto delle clausole di parità. HotellerieSuisse accoglie con favore la proposta di attuazione presentata dal Consiglio federale, che riflette in linea di massima la richiesta dell’associazione. Tuttavia, occorreranno alcune precisazioni. L’associazione si esprimerà dettagliatamente durante la consultazione, che si protrarrà fino al 26 febbraio 2021.
Le clausole di parità danneggiano la concorrenza
Le clausole di parità sul mercato delle prenotazioni online, in particolare il divieto per le aziende alberghiere di offrire il prezzo più conveniente sul proprio sito web, distorcono la concorrenza.
Negli ultimi anni, studi indipendenti hanno dimostrato gli effetti dannosi delle clausole di parità sulla concorrenza tra i diversi canali di prenotazione e le aziende alberghiere. La concorrenza è garantita in primo luogo dalla libertà tariffaria, ossia la libertà per le imprese di fissare prezzi propri. Attualmente, le condizioni generali stabilite unilateralmente dalle OTA a proprio favore limitano la libertà tariffaria degli hotel.
Il divieto delle clausole di parità ha effetti positivi
I principali concorrenti della Svizzera – Germania, Austria, Francia e Italia – hanno ripristinato la libertà tariffaria delle aziende alberghiere. Persino il Parlamento belga ha vietato all’unanimità le clausole di parità. Questi Paesi generano il 50% dei pernottamenti europei. All’estero l’esperienza ha dimostrato che dopo il divieto il canale di prenotazione più economico, ossia il sito web dell’hotel, è tornato ad essere leader in fatto di tariffe. L’ospite beneficia così di prezzi di mercato autentici. In tal modo le OTA non sono svantaggiate. Anzi! Da quando le aziende alberghiere hanno riconquistato la loro libertà imprenditoriale, utilizzano più spesso anche le OTA come canale di distribuzione. Le esperienze provenienti dall’estero dimostrano senza ombra di dubbio, infatti, che la situazione offre vantaggi reciproci.
Il divieto non deve limitarsi alle clausole di parità tariffaria
HotellerieSuisse richiede il divieto di tutte le clausole di parità, poiché esse limitano la libertà imprenditoriale delle aziende alberghiere. Non è dunque una questione solo di tariffe, ma anche di disponibilità e di condizioni. A causa degli effetti particolari dei mercati digitali, le OTA hanno un grande potere di mercato, che sfruttano a scapito delle aziende alberghiere. Per ridurre l’enorme dipendenza, rafforzare il potere contrattuale delle aziende e promuovere l’innovazione, è opportuno il divieto di tutte le clausole di parità. Inoltre, deve essere impedita qualsiasi penalizzazione indiretta finalizzata ad aggirare il divieto delle clausole di parità da parte delle OTA a scapito delle PMI (ad esempio, mediante penalizzazione in classifica).