​HS chiede un rapido divieto di tutte le clausole di parità

La proposta di attuazione presentata dal Consiglio federale per la Lex Booking intende disciplinare il divieto delle clausole di parità tariffaria tra le piattaforme di prenotazione online (OTA) e le strutture ricettive nella legge federale contro la concorrenza sleale. Nella sua risposta alla consultazione, HotellerieSuisse esprime la propria soddisfazione per l’aumento della libertà economica di cui godrà l’intero settore. Tuttavia, l’associazione di categoria chiede che la legge venga estesa a tutte le clausole di parità, comprese quelle di condizione e di disponibilità.

Un divieto di tutte le clausole di parità è in linea con la mozione che incarica il Consiglio federale di vietare i «contratti bavaglio». «Con l’attuale proposta, il Consiglio federale non fa sufficienti passi avanti e quindi manca l’obiettivo», afferma Andreas Züllig, presidente di HotellerieSuisse. Della stessa opinione, una cinquantina tra imprenditrici e imprenditori che hanno presentato autonomamente un parere nell’ambito della consultazione. Inoltre, i primi risultati di un recente studio rappresentativo condotto dalla scuola universitaria per l’economia del Vallese mostrano che circa il 90% di tutti gli hotel intervistati chiede il divieto di tutte le clausole di parità. Ciò dimostra quanto sia urgente per gli alberghi svizzeri riacquistare finalmente la libertà economica nelle prenotazioni online.

La proposta di attuazione va nella giusta direzione

HotellerieSuisse ritiene adeguato l’inserimento nella legge federale contro la concorrenza sleale del divieto proposto dal Consiglio federale, in quanto riguarda la regolamentazione delle condizioni generali. Inoltre accoglie favorevolmente anche l’inclusione di tutte le strutture ricettive, perché anche quelle paralberghiere e i modelli ibridi sono ugualmente limitati dalle clausole di parità stabilite unilateralmente dalle OTA. È certamente positivo che il testo della mozione, inizialmente limitato al settore alberghiero, venga interpretato più ampiamente dal Consiglio federale.

Estensione a tutte le clausole di parità

Oltre a riconoscere gli aspetti positivi, nella sua presa di posizione HotellerieSuisse chiede che il divieto non si limiti esclusivamente alle clausole di parità tariffaria, ma che venga esteso a tutte le clausole di parità, poiché anche quelle relative alle condizioni e alla disponibilità sono ugualmente anticoncorrenziali. «Vietando unicamente le clausole di parità tariffaria si corre il rischio che le OTA continuino a usare le clausole relative alle condizioni e alla disponibilità per sfruttare a proprio vantaggio i rapporti di dipendenza», afferma Michaela-Maria Nazarek, albergatrice presso lo Steineschanze Stadthotel di Basilea. Questo porterebbe unicamente a un riorientamento dei parametri utilizzati dalle OTA e non alla libertà economica. Invece, grazie a un divieto più ampio, sarà possibile ripristinare la competitività internazionale con i principali concorrenti come Austria, Italia, Francia e Germania, dove tutte le clausole di parità sono vietate dal 2015. Lo stesso vale per il Belgio. Insieme, questi Paesi generano il 50% di tutti i pernottamenti in Europa.

Applicazione diretta e indiretta

Affinché siano garantite la certezza e la chiarezza del diritto per il ramo alberghiero, HotellerieSuisse chiede inoltre che il legislatore elimini radicalmente e senza eccezione i vuoti che consentono di aggirare il divieto delle clausole di parità. In questo senso, dovrà impedire alle OTA di imporne facendo ricorso a misure penalizzanti indirette previste dalle CGC. Ci sono infatti forti indizi che lasciano presagire che le OTA possano punire le strutture ricettive che differenziano i loro prezzi declassandole nel ranking. «Dev’essere impedita qualsiasi penalizzazione finalizzata ad aggirare il divieto delle clausole di parità da parte delle OTA», afferma Markus Schmid, albergatore presso l’Hotel Salina Maris (Mörel, VS) nonché presidente di HotellerieSuisse Vallese.

Auspicata un’attuazione rapida

Il termine per partecipare alla procedura di consultazione sulla Lex Booking scade a fine febbraio. Il Consiglio federale ha atteso oltre tre anni per la proposta di attuazione. «Ora occorre creare rapidamente condizioni di concorrenzialità eque e la certezza del diritto per tutte le parti coinvolte», afferma il presidente di HotellerieSuisse Andreas Züllig. Il Parlamento ha approvato questa proposta nel 2017 con un’ampia maggioranza. Già la sola approvazione della mozione aveva innescato un conseguente effetto preventivo. Da allora, le OTA hanno infatti smesso di imporre le clausole di parità con mezzi talvolta sleali. «Un fallimento della legge comporterebbe una massiccia pressione delle OTA sulle imprese», conclude Züllig. HotellerieSuisse chiede pertanto al Consiglio federale di esaminare tempestivamente le risposte ricevute e di presentare rapidamente il suo messaggio al Parlamento.

www.lex-booking.ch