Lex Booking: messaggio insufficiente del Consiglio federale
Dopo quattro anni di attesa il Consiglio federale ha pubblicato il messaggio sulla Lex Booking.
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Con la pubblicazione odierna del messaggio sulla «Lex Booking», il Consiglio federale, dopo aver temporeggiato più di quattro anni, intende comunque attuare la volontà del Parlamento e vietare le clausole di imposizione dei prezzi che le piattaforme di prenotazione online (OTA) esigono dalle aziende alberghiere. Tuttavia, HotellerieSuisse, i partiti, le associazioni e molti alberghi hanno chiesto il divieto di tutte le clausole di parità (prezzi, condizioni e disponibilità) nella procedura di consultazione. L’associazione farà pressione per i corrispondenti adeguamenti in Parlamento.
HotellerieSuisse prende atto del messaggio pubblicato oggi sull’attuazione della mozione del consigliere agli Stati Pirmin Bischof (centro/SO) «Vietare le clausole di parità tariffaria stabilite dalle piattaforme di prenotazione on line a scapito degli albergatori». Con la decisione del Consiglio federale, le strutture alberghiere potranno offrire prezzi più bassi rispetto alle OTA su tutti i loro canali di distribuzione, cosa che l’associazione accoglie con favore. Ciononostante, HotellerieSuisse farà pressione a nome del settore alberghiero per una modifica della legge che vieti tutte le clausole anticoncorrenziali, come richiesto anche dalla grande maggioranza dei partecipanti alla procedura di consultazione.
La proposta del Consiglio federale non soddisfa lo standard internazionale
«È importante che le albergatrici e gli albergatori abbiano la sovranità su tutte le tariffe», afferma Andreas Züllig, presidente di HotellerieSuisse, e aggiunge: «Le albergatrici e gli albergatori, in qualità di imprenditori, devono poter decidere liberamente in merito a tutti i parametri dell’offerta. E il prezzo è solo uno di questi.»
Distorsione della concorrenza rispetto all’estero
I principali concorrenti del settore ricettivo svizzero, ossia Germania, Austria, Francia e Italia, hanno già vietato tutte le clausole. La proposta del Consiglio federale non pone rimedio allo svantaggio della localizzazione della Svizzera.
Affrontare allo stesso modo tutti i parametri della concorrenza
Strutturare gli strumenti legislativi in modo che siano neutrali rispetto all’attuazione rappresenta un requisito di proporzionalità. Di conseguenza, tutti i parametri rilevanti della concorrenza devono essere affrontati con lo stesso approccio. Se ora, come proposto dal Consiglio federale, solo le clausole di parità tariffaria devono essere vietate, ciò equivale a una violazione del requisito proporzionale della neutralità. Invece, tutti i parametri della concorrenza (prezzi, condizioni e disponibilità) devono essere trattati allo stesso modo. L’introduzione dell’articolo di legge sulla determinazione dei prezzi non farebbe altro che indirizzare gli eventuali sforzi delle OTA sugli altri parametri. Sussiste un consenso internazionale tra gli accademici e le autorità della concorrenza in merito al fatto che le clausole di parità debbano sempre essere considerate e trattate in modo onnicomprensivo.
Deve vigere il divieto di applicazione indiretta
Il legislatore deve evitare in modo chiaro e inequivocabile possibili scappatoie per aggirare il divieto delle clausole di parità al fine di garantire la certezza del diritto per il settore ricettivo. In questo senso, il legislatore dovrà impedire alle OTA di imporre, nonostante il divieto, clausole (inadeguate) facendo ricorso a misure penalizzanti indirette previste dalle CGC. Inoltre, nella legge occorre assicurare che le OTA non possano offrire prezzi e condizioni inferiori a quelli fissati dal settore alberghiero, al fine di continuare a limitare l’attrattiva dei canali di prenotazione diretti. Per ridurre i loro prezzi, le OTA oggi utilizzano spesso commissioni pagate dagli alberghi.
HotellerieSuisse esige ora un intervento rapido in Parlamento. Ulteriori ritardi, soprattutto negli accordi relativi alle condizioni quadro delle piattaforme online in questione, sarebbero veleno per il settore ricettivo svizzero, già in crisi.