La legge sui crediti COVID dev’essere modificata
Il ramo alberghiero richiede una rapida rinuncia ai rimborsi come ulteriore sostegno per i casi gravi.
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Il 18 settembre il Consiglio federale ha approvato il messaggio concernente la legge sulle fideiussioni solidali COVID. In vista della consultazione parlamentare nella sessione straordinaria e in quella invernale, il ramo alberghiero, tra i principali soggetti colpiti dalla crisi dovuta al coronavirus, richiede un adeguamento della legge. Nei casi gravi, a partire dal 2021 le aziende dovrebbero poter beneficiare di una rapida rinuncia ai rimborsi dei crediti COVID semplici per evitare trappole di investimento, fallimenti e licenziamenti di massa e creare sicurezza nella pianificazione.
La pandemia da coronavirus sta causando perdite storiche nel ramo alberghiero e turistico, che non possono essere compensate nemmeno dall’attività estiva, parzialmente superiore alla media. Nel complesso, nel primo semestre del 2020 il settore alberghiero svizzero ha registrato il 43% di pernottamenti in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le aree urbane, che hanno subito in parte perdite di oltre il 60% nel confronto annuale, sono state colpite in modo particolarmente significativo. In un settore con margini bassi e costi fissi elevati, questa situazione porterà già a partire dal 2021 a rischi di fallimenti, a tagli di posti di lavoro e a un ristagno negli investimenti. È quindi in gioco la competitività a lungo termine dell’intero settore.
Richiesta una rinuncia immediata ai crediti in base a chiari criteri di valutazione
È necessario che la legge sulle fideiussioni solidali COVID preveda, nei casi gravi, una rinuncia immediata ai rimborsi dei crediti COVID semplici per le aziende competitive sul mercato. Ciò dovrebbe entrare in vigore già a partire dal 2021. In tale contesto, criteri di valutazione adeguati, che tengano in considerazione i conti d’esercizio, impediscono l’uso improprio e il semplice mantenimento delle strutture. HotellerieSuisse ha già elaborato possibili criteri per il ramo alberghiero. Una proroga del termine di rimborso o una rinuncia tra 10 anni, come proposto dal Consiglio federale, è insufficiente e arriva troppo tardi per le aziende interessate. Stando agli ultimi sondaggi, a causa della pandemia da coronavirus, il 55 percento delle aziende alberghiere ha dovuto rimandare o addirittura sospendere gli investimenti in programma.
È necessaria una modifica di vari strumenti da parte del Parlamento
Nella consultazione fino alla fine del 2020, il Parlamento avrà la possibilità di coordinare la rinuncia al credito con altri sussidi per casi gravi e di effettuare delle modifiche. La legge quadro sul COVID prevede un sostegno per i casi gravi (articolo 8a), che è a carico della Confederazione e dei Cantoni. Restano pendenti ancora molte questioni dettagliate riguardanti la regolamentazione degli aventi diritto e l’importo delle sovvenzioni finanziarie. Per il ramo alberghiero è evidente che questo strumento previsto per i casi gravi da solo non sarà sufficiente. La legge sulle fideiussioni solidali COVID dovrebbe quindi essere integrata da un’immediata rinuncia ai rimborsi.
Il settore alberghiero escluso dalla rinuncia alle pigioni
L’importanza della rinuncia ai crediti per il ramo alberghiero è indirettamente sostenuta da un secondo decreto del Consiglio federale. La legge sulle pigioni commerciali COVID, il cui messaggio è stato altresì approvato in data odierna, esclude gli alberghi dal gruppo dei beneficiari, sebbene il settore alberghiero abbia dovuto subire in primavera, a causa delle misure dovute alla pandemia e alla stasi della catena del valore turistico, una chiusura di fatto. Nella misura in cui le aziende alberghiere di piccola dimensione hanno un contratto di locazione, devono far fronte a costi fissi registrando contemporaneamente rendimenti minimi.